Nei giorni scorsi ho postato un nuovo video sulla mia pagina YouTube.
Si tratta della mia ultima composizione, denominata Mino Reitano’s little fugue.
Tale titolo, chiaramente riferito al celebre cantante pop italiano, ha motivazioni sia musicali che concettuali.
Musicali, perché il soggetto su cui ho architettato questa Fuga a quattro parti è tratto dall’incipit del ritornello di una vecchia canzone del 1967 che rappresentò per Reitano un grande successo, “Avevo un cuore (che ti amava tanto)”, composta dallo stesso Reitano oltre che da Alberto Salerno e Franco Reitano.
Ma, prima ancora che musicali, le ragioni di questa mia composizione sono principalmente concettuali, trattandosi di un brano che fondamentalmente vuole rappresentare una sorta di irriverente provocazione e denuncia verso un sistema, quello dei mass media, colpevole di manipolare gli artisti per solo tornaconto personale, dapprima divinizzandoli in tempi celeri, poi dimenticandoli brutalmente od irridendoli, e successivamente ricordandoli e celebrandoli non senza ipocrisia, perché solo post mortem.
In tal senso, l’adozione della forma Fuga mi è parsa la scelta più adatta a simboleggiare sia il concetto di manipolazione (in quanto utilizzo reiterato ed in svariate modalità del materiale tematico presente nel noto ritornello prima menzionato) che quello di proprio tornaconto personale (in quanto ai giorni d’oggi, dopo tutti i capolavori che gli antichi Maestri hanno saputo produrre nell’alveo della Fuga, comporre secondo questo linguaggio a mio avviso non può che essere un mero esercizio di stile).