Ricca e variegata è stata quest’anno la mia partecipazione alla rassegna Piano City Napoli, kermesse pianistica alla quale ho avuto il piacere di essere ininterrottamente invitato fin dalla prima edizione, nel 2013.
Il cartellone di quest’anno mi ha infatti visto protagonista di tre diversi eventi: l’esibizione in Piazza del Plebiscito del brano Riflessioni (di Patrizio Marrone, per ventuno pianoforti, direttore Mariano Patti) nella serata inaugurale della manifestazione, il concerto per due pianoforti con la pianista Dora Cantella presso la Basilica di San Paolo Maggiore e la maratona improvvisativa tenutasi presso il Museo Archeologico.
Nel primo dei tre concerti, la serata inaugurale di Giovedi 13 Ottobre, mi sono ritrovato a condividere con altri venti pianisti la suggestiva scena del colonnato di una Piazza del Plebiscito tirata a lucido e gremita di caloroso pubblico; diretti dal M.o Mariano Patti abbiamo eseguito la composizione Riflessioni, appositamente scritta per l’occasione dal compositore partenopeo Patrizio Marrone, anche egli presente nel novero dei ventuno pianisti.
La particolare efficacia del brano -un gioco di alternanze armoniche fra i modi eolio, dorico e ionico di Re, sapientemente architettato per sfruttare al meglio la ridondante risonanza del colonnato- ha captato in toto l’attenzione del numerosissimo pubblico, che ha salutato la fine del concerto con un lungo e sentito applauso, la cui emozione difficilmente potrò dimenticare.
Sabato 15 è stata poi la volta del concerto per due pianoforti con la collega Dora Cantella, affermata pianista internazionale, napoletana di nascita ma formatasi accademicamente a Praga e trasferitasi da molti anni a Parigi, dove insegna presso il Conservatorio di Sevres.
Io e Dora ci siamo reciprocamente conosciuti proprio in occasione della precedente edizione di Piano City, e fin da quel momento era sorta in entrambi la curiosità e l’interesse verso la possibilità di una collaborazione che potesse riunire in maniera naturale e complementare le nostre personalità musicali, avvalendoci dei punti in comune e provando a sperimentare fin dove le diversità avrebbero potuto portarci.
È nato così il progetto Di.Scor.Danza (acronimo di Discorso Scorniciato sulla Danza), che nella Basilica di San Paolo Maggiore ha avuto il suo battesimo e che nei prossimi mesi ci porterà a calcare le scene di diverse sale da concerto fra l’Italia e la Francia. L’esibizione è stata per entrambi foriera di grande soddisfazione, uno spumeggiante confronto -a tratti affine al dialogo, in altri frangenti quasi più vicino ai toni di un benevolo “duello”- su un terreno musicale cronologicamente ampio, da Scarlatti a Poulenc, in cui alle esecuzioni filologicamente ricercate di Dora rispondevano i miei momenti improvvisativi, imperniati sulla ricomposizione in real time dei materiali tematici precedentemente esposti da lei.
L’ultimo dei tre eventi è stato il rituale appuntamento della maratona improvvisativa, organizzata anche quest’anno dal pianista compositore Patrizio Marrone e svoltasi nella mattina di Domenica 16 presso il Museo Archeologico di Napoli. È un cult a cui tengo molto, per svariati motivi: innanzitutto perché rappresenta per la mia città l’opportunità di allinearsi, seppur con qualche fatica e con minore attenzione da parte delle istituzioni governative di dovere, a tradizioni culturali che in altre importanti metropoli internazionali sono all’ordine del giorno e concorrono ad educare il pubblico verso forme d’arte dall’imprinting contaminativo, la qual cosa storicamente si è spesso tramutata in volano di nuovi linguaggi; e poi, personalmente, è nondimeno un momento di stimolante confronto ed interscambio con altri stimatissimi colleghi, altro ingrediente che, come ineluttabile risultato di una odierna società sempre più asettica e refrattaria a qualsiasi piano di comunicazione umana, al giorno d’oggi rischia pericolosamente di scomparire dalla tabella nutrizionale degli stimoli artistici e musicali di chi opera in questo settore.
Last but no least, mi preme sottolineare la rinnovata ottima riuscita di questa nuova edizione di Piano City Napoli, grazie all’amorevole ed instancabile lavoro dei direttori artistici Dario Candela e Francesco D’Errico nonché all’intero staff della Napolitano Pianoforti; non entro nel merito delle argomentazioni di chi ha mosso critiche alla rassegna, giacché reputo sempre legittima qualsiasi polemica (ovviamente, quando supportata da un sincero credo intellettuale) e ritengo le divergenze di opinioni essere necessario propellente di qualsivoglia percorso di crescita; ma, dal canto mio, non posso fare altro che augurarmi che in tutte le città del mondo possano aumentare sempre iniziative anche di questo tipo, che con una programmazione di tutto rispetto (il cartellone di questa edizione prevedeva, fra gli altri, Rahamim Barami ed Enrico Pieranunzi) e la coadiuvazione di sponsor che riescono a garantire l’ingresso libero a tutti i concerti, riescono probabilmente ad essere una serena oasi di ricongiungimento fra quei generi musicali troppo spesso colpevolmente trascurati dalle istituzioni ed i loro cultori, troppo spesso tagliati fuori da veicolazioni pubblicitarie carenti o costi eccessivi dei biglietti.